Filosofia e Medicina: Pensare la Salute e la Malattia

Intervista con Daniela Collu: Perché No?

Va ricordato, infine, che la contenzione meccanica, successivamente alla riforma psichiatrica del 1978, può integrare anche il delitto di abbandono di incapace. Atti di contenzione possono integrare in particolare il delitto di sequestro di persona, e, secondo le circostanze, quello di violenza privata, di maltrattamenti o anche, come si dirà meglio in seguito, quello di abbandono di incapace. Mentre prima della legge 180, infatti, l’obbligo di custodia poteva considerarsi soddisfatto con la contenzione dell’infermo all’interno del manicomio, ora deve considerarsi "abbandono" il ricovero dell’infermo in strutture inadeguate, sia sotto il profilo logistico che sotto quello dell’assistenza e della cura e in particolare può costituire abbandono il lasciare l’infermo legato ad un letto di contenzione. Va notato, al contrario, che secondo l’opinione che qui si sostiene la contenzione meccanica appare ancor più ingiustificata allorquando abbia luogo presso strutture quali i centri diagnosi e cura, istituite proprio allo scopo di far fronte a situazioni di crisi. In realtà la contenzione meccanica non è un atto medico e non è scriminata dalla causa di giustificazione atipica dell’esercizio della professione medica; inoltre non è scriminata dall’art. Alte decisioni interessanti, sintomatiche se non lithobid https://farmaci-antipsicotici.com altro del disvalore che l’ordinamento attribuisce alla contenzione, sono rappresentate da alcune sentenze in procedimenti per diffamazione, nelle quali si stabilisce che l’affermazione che un operatore sanitario abbia compiuto atti di contenzione meccanica sui propri pazienti, se non corrispondente al vero, integra il reato di diffamazione.

Per il paziente il ricovero coatto tramite la forza pubblica diverrà una conferma del complotto contro del quale riterrà complice anche il servizio psichiatrico. L’art. 54 c.p. , infine, vale a scriminare quelle forme di contenimento fisico del paziente strettamente necessarie per contrastare una situazione di crisi improvvisa ed acuta, quando vi sia la necessità di salvare "sé od altri" (e perciò ovviamente anche il paziente stesso) da un danno grave alla persona, quando il pericolo non sia altrimenti evitabile e "sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo" e conseguentemente non può essere utilizzato per scriminare l’uso di letti di contenzione o di altri mezzi atti limitare in modo persistente la libertà di movimento della persona. Va infine fatto un accenno a quella che potrebbe essere definita "contenzione chimica", cioè il contenimento del paziente attraverso un uso improprio degli psicofarmaci. 50 c.p. (consenso https://farmaci-antipsicotici.com/mellaril dell’avente diritto), in quanto il consenso alla limitazione di proprie libertà essenziali, anche se prestato in via preventiva (come accade per i tossicodipendenti ammessi in alcune comunità), è sempre revocabile e l’applicazione dei mezzi di contenzione è evidente conseguenza del rifiuto del paziente di sottoporsi alla terapia. In una situazione di questo tipo è difficile, anche se non impossibile, stabilire una comunicazione verbale utile, sia perché la allucinazione uditiva sovrasta le voci dei curanti sia perché il terrore è enorme.

In realtà le decisioni giurisprudenziali in tema di contenzione sono piuttosto scarse, non solo perché le condizioni soggettive delle persone offese sono spesso tali da non consentire loro neppure di proporre denuncia, ma anche perché in vaste aree culturali viene tuttora dato per scontato che sia del tutto lecito contenere con la forza i soggetti disturbati psichicamente, i tossicodipendenti, gli anziani affetti da demenza senile ricoverati negli ospizi: insomma, tutti quei soggetti deboli che possono produrre disordine coi loro comportamenti. Ciò vale tanto più in un’ipotesi come quella di cui la Corte è ora chiamata a occuparsi, nella quale viene in rilievo l’effettività delle garanzie costituzionali di persone che non solo si trovano in uno stato di privazione della libertà personale, ma sono anche gravemente malate e, dunque, versano in una condizione di duplice vulnerabilità. Il mondo della globalizzazione, della comunicazione globale, si contraddistingue per un paradosso: la sempre più diffusa condizione di alienazione sociale, di alienazione linguistica, come diceva Ferruccio Rossi-Landi (1968, 1972, 1978). In altre parole, quanto più si afferma l’ideologia dell’“essere collegati” grazie agli odierni mezzi di comunicazione, tanto più, sul piano dell’umano, si verifica una situazione di separatezza e d’isolamento. Tuttavia, in genere, queste gestioni non pongono le stesse difficoltà di quella del lavoratore con malattia mentale o con disagio psichico a causa della carenza di modelli di riferimento e per le forti implicazioni anche emotive.

Nel libro c'è questa scena, dove il figlio (Marcello) va a trovare suo padre (Sebastiano) in SPDC, che ha subito l'ennesimo ricovero, e lui non vuole prendere la benzodiazepina che l'infermiere gli dà, allora il figlio, senza farsi vedere, la divide col padre, fanno metà per uno, ed è forse anche grazie all'effetto ansiolitico del farmaco che Marcello riesce a empatizzare come mai prima con la depressione che muove il padre, e per la prima volta vede questo padre che non è solo euforico ma anche triste, e quando è triste vuole uccidersi. Una volta che il sistema fu adottato i dottori che lavoravano con il sistema sanitario nazionale dovettero prescrivere questi farmaci a meno che non volessero affrontare un'azione disciplinare nei loro confronti. Si tratta, infatti, di un animale radicalmente sociale, che vive dall’inizio alla fine in un’interazione perpetua con gli altri, ma, al tempo stesso, è dotato di un’identità individuale, di una vocazione ad essere di origine genetica e di un bisogno più o meno spiccato (ma universale) di individuazione. Tali strutture, per la loro specifica funzione, infatti, dovrebbero essere organizzate in modo tale da fronteggiare le emergenze nel rispetto dei diritti dei loro pazienti. Gestalt, e di studi sulla percezione e l'intelligenza, che si basa su "un'osservazione accurata e sistematica delle caratteristiche della nostra esperienza, prodotto sia dalla presa di contatto con il mondo esterno, sia dall'auto-osservazione dei processi mentali che si svolgono dentro di noi".

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